domenica 2 agosto 2009

Tempo fa ho vinto la battaglia con la porta della cucina, detta anche "Il mostro".
La porta fece la sua comparsa anni fa in una ex casa al mare dei miei. Entrò dentro casa con la scusa di essere un dono da parte di due incauti amici e venne accolta con entusiasmo da mia madre. Io frenai il mio alla visione dei suoi molteplici tentacoli.
Fin dal primo incontro scorsi l’anima malvagia di quell’essere e capii il suo fine: ucciderci e impossessarsi della casa.
I tentacoli del mostro erano colorati (per attirare le vittime), di paglia dura e di forma incrociata (per incutere più timore), e inevitabilmente si avvinghiavano addosso a chiunque avesse la sfortuna di varcare distratto la sua soglia. Aveva una leggera predilezione verso gli esseri umani che trasportavano qualcosa in cucina (ancora meglio se qualcosa di rovesciabile o frantumabile). Nella migliore delle ipotesi il mostro riusciva farti perdere l’equilibrio infilandoti i suoi tentacoli ovunque, perfino dentro i buchi del naso.
Il mostro aveva uno spiccato odio verso di me. Mi aggrediva come non faceva con nessun altro. Ha provato spesso a strangolarmi (costringendomi ogni volta a sradicare con forza alcuni dei suoi tentacoli) e voleva chiaramente uccidermi.Inutili i miei appelli a mia madre non venni creduta, andai in analisi per molto tempo.
Tempo dopo, nel bel mezzo del pranzo domenicale, l'ho rivisto. Il mostro era lì e mi guardava rabbioso perché ormai depauperato di molti dei suoi tentacoli, sradicati sia da me sia dalle altre vittime (stufe delle sue angherie).
Per una volta decisi di attaccare io.
Capite le mie intenzioni il mostro di paglia cercò subito di ribellarsi aggredendomi, io mi feci scudo con una crema solare e lo contro-attaccai con un grosso pettine (tutte cose che inspiegabilmente si trovavano nei paraggi della cucina). La lotta fu una lotta epica (tipo quella di Gandalf il bianco contro Balrog del Signore Degli Anelli) ma alla fine il mostro fu vinto. La sera chiesi a mia madre (a tutti gli effetti proprietaria del mostro), il permesso di sbarazzarmene definitivamente (la porta era per terra rannicchiata in un angolo, ormai sfinita). Al suo ok laconico presi la sua spina dorsale di legno a piene mani e feci per spezzarla. Purtroppo il mostro era ancora vivo e riuscì a farmi due grossi tagli nella mano prima dell'ultimo sussulto.
Spezzato in due, ho riposto le membra e la carcassa dentro un sacco della spazzatura, lo portai fuori per riporlo nel bidone. La mattina successiva sono ripassata di lì e ho buttato lo sguardo, ma ho trovato solo un gatto che faceva no con la testa.
Il “mostro” era sparito. Chissà dove, chissà come. Io comunque ho dormito con un occhio aperto...





« Il film che vedrete è un resoconto della tragedia capitata a cinque giovani in particolare a Sally Hardesty e al suo fratello invalido Franklin; il fatto che fossero giovani rende tutto molto più tragico, le loro giovani vite furono stroncate da eventi così assurdi e macabri che forse neanche loro avrebbero mai pensato di vivere...per loro una gita pomeridiana estiva si trasformò in un incubo e i fatti di quel giorno portarono alla scoperta di uno dei crimini più efferati della storia americana »
(voce narrante all'inizio del film)
Non Aprite quella Porta - Tope Hooper - 1974

martedì 28 luglio 2009

[...] Come andiamo signora Paoloni?
Male.
Vede che migliora? Ieri ha detto “malissimo”! [...]

Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue - Luciano Salce - 1969




Praticamente ho quasi vissuto nelle cliniche, ma la visita dal mio dottore per le ricette, è sempre da me temutissima per la mole dei pazienti. La mia speranza e’ di uscirne (viva) prima di mezzanotte, ma mi accorgo sempre che purtroppo l’ambiente è già stracolmo, con tribune e i popolari pieni.
Mi resta solo qualche fortunato posto nei distinti, e quindi in piedi.

La folla è tra le più svariate: ragazzi e ragazze, una donna che fa dei ricami…però si nota subito che le migliaia e migliaia di nonni e nonne centenari, la fanno da padrona essendo la netta maggioranza
Un po’ atterrita dalla presenza di quell’ingiustificata orda di pazienti chiedo incauta un innocente: “scusate, chi è l’ultimo?”… la domanda scatena un putiferio perché nessuno vuole essere l’ultimo! Si contano a vicenda, parlano insieme (e non si capisce niente), c’è quello che nega dice di essere arrivato dopo, quello che dice che è lì solo per la ricetta, altri che piangono…insomma, quando cominciano a scatenarsi i primi scontri, evito il lancio dei lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, facendomi da parte e tenendomi come riferimento la donna dei ricami, potrebbe essere lei l’ultima vittima.

Man mano che il tempo passa, continua ad arrivare gente e alle 16 siamo già più di settecento persone.
Il silenzio regna sovrano, ma si nota subito che tutti i nonni, nonne, signori e signore, si guardano intorno speranzosi che qualcuno dica una qualsiasi cavolata, per poter cominciare a parlarne.
Quando tutte le speranze sembrano svanite, puntualmente arriva la prima cazzata, rivolta ovviamente all’unica persona delle settecento che non stava guardandosi intorno: “ma lo sa che lei ricama benisssssimo?!”
La donna alza gli occhi e sorride orgogliosa, partono subito un coro e 90 minuti di applausi corredati da una ola improvvisata. La vecchia vicino alla donna (quella che le aveva fatto il complimento) chiede informazioni sul tipo di ricamo e sullo stile, sparando termini propriamente tecnici con lo scopo di stupire e suscitare l’invidia dei presenti (da qui si capisce il suo vero scopo). Una signora dall’aria un po’ rincoglionita ci casca subito: “ah ma quindi ricamava anche lei?!?”, la vecchia scaltra ovviamente annuisce fiera “quando potevo..SI’!” e parte con una serie di descrizioni accurate delle varie opere d’arte composte, che farebbero impallidire Michelangelo. Malumore generale tra le nonne che, divorate dall’invidia, provano a inserirsi successivamente nel discorso con la stessa idea della furba vecchietta, ma ormai è troppo tardi, le vecchiette vengono subito tacciate di menzogna e allontanate dallo studio medico a calci.

Finito il momento dell’apoteosi, noto che il pubblico impaziente ancora rumoreggia forse perché non soddisfatto della discussione, infatti tutti i maschi ne sono rimasti fuori e non hanno pertanto soddisfatto il loro dovere di dire la propria. Il brutto momento però dura poco (come le cose belle) in quanto ad uno dei nonni in fila tra le duecento persone in piedi che aspettano la ricetta, viene in mente un idea geniale.
Finge di confidarsi sussurrando all’amico che “una volta si faceva prima perché le ricette le tenevano nel cassetto” poi volutamente, alzando la voce, esclama: “ma poi con questa storia dei drogati…” subito la signora rincoglionita di prima ci casca ancora: “Come ? I drogati? In che senso, Cosa è successo..?” il delirio ritorna a regnare sovrano e parte la gara a chi deve raccontare la storia per primo:
Una vecchia lancia in aria il suo bastone per cambiarne l’impugnatura e scaraventarlo a piene mani in faccia alla vicina che aveva aspirato forte per partire con il racconto, un vecchietto scaraventa giù dal secondo piano la borsetta della vicina (che aveva alzato la mano), pugni, calci e rumori di ossa rotte (nella confusione vengono anche lanciati dei fumogeni da qualche ex poliziotto rimasto dalla prima sommossa).
Approfittando dei tafferugli, la scaltra nonnetta dello stratagemma del ricamo di prima, si era però già posizionata (con una banale scusa) a fianco della rincoglionita, e quindi riesce a battere sul tempo tutti i presenti cominciando il racconto tra la delusione generale:: “lo sa… una volta il dottore rilasciava le ricette nella cassetta, fino a quando i drogati hanno cominciato a fregarle, e poi le fregavano sempre !!!!!” La signora rincoglionita continua a non capire, allora intervengono tutti a spiegare, ognuno con la propria storia:
Si parte dall’inizio, il sospetto avvenne alla scoperta di migliaia di vecchietti/e morti a causa delle ricette non ritirate. Poi viene la descrizione del drogato tipo, definito dalle nonne come un mostro a 3 teste alto almeno 6 metri, con 9 code e un alito pestilenziale. Successivamente viene narrato di quando due soli nonni hanno messo in fuga un’orda di duecento drogati, o di quando una ricetta dovette fare il terribile percorso inverso (da casa di nonna a studio medico), e venne protetta nel tremendo tragitto da 5 temerarie vecchiette che da sole hanno dovuto affrontare orde di drogati-orchi.
Le storie si susseguono, da quello venuto dal futuro per impossessarsi delle ricette prima della firma del medico allo scontro epico (con tanto di spade), che ha avuto come protagonista nientepopodimeno che il dottore e un terribile drogato-mutante che incautamente era stato trovato con le mani nel sacco (delle ricette) e urlava “ne resterà soltanto uno!!”. Ovviamente ebbe la peggio, e il dottore riportò la ricetta in mano a nonna con fare trionfale, tra piangi di gioia e applausi generali.

Il tempo passa lentamente, ma la lunga attesa che ha sfinito i pochi giovani rimasti, ha ormai fatto stringere un solido gemellaggio tra i nonni e nonne presenti. Noi veniamo sempre più ignorati e ghettizzati (alcuni inspiegabilmente spariscono e io comincio a preoccuparmi), mentre i vecchietti continuano a coalizzarsi tra di loro passando il tempo a raccontarsela lieti. Dalle ferie del 56’ al giorno della pensione, dalla prima moglie (uguale uguale alla Loren) all’ultima che gli rompe.
L’attesa è sempre più estenuante, sono già le 22 ma il dottore ha ancora dentro il primo paziente.
Tutti hanno già sfogliato più volte le 500 riviste (numeri rari di Oggi e Novella 2000) presenti sul tavolo e gli hanno dato poi fuoco per riscaldare del cibo.
Ormai gli argomenti scarseggiano, tutti sanno tutto di tutti, pertanto si decide che è giunta l’ora di cominciare le prime iniziative: alla mia destra parte un grosso sfidone a bocce tra urla e bestemmioni vari.
Altri si dedicano alla briscola e allo scopone, litigando sempre col compagno.
Alla mia sinistra una nonnetta tira fuori dalla borsa della spesa un giradischi, lo attacca e comincia a far suonare le note de “la mazurca di periferia”. Alcune centinaia di vecchi hanno preso la bici da corsa e fanno su e giù per il corridoio facendo finta di essere al giro d’Italia, le donne fanno il tifo per loro e lanciano le borracce d’acqua.
Al momento della caccia alla volpe mi accorgo che di giovane sono rimasta soltanto io, e comincio a guardarmi intorno con sospetto. Sgattaiolo sul retro e mi avvicino di soppiatto all’ufficio medico dove riesco incredula a sgraffignare una ricetta vuota dalla scrivania del dottore, distratto dall’ausculto del paziente.
A dire il vero una nonna alle mie spalle mi scopre subito, costringendomi a tramortirla con una gomitata in faccia prima che si metta ad urlare. Trasporto con cautela il cadavere nell’armadio (dove scopro una ventina di giovani morti da ore). Non posso più rientrare nello studio quindi mi calo giù dalla finestra.
Ormai sono le 2 di notte quando guardo soddisfatta la mia ricetta e ci trascrivo le medicine per la sopravvivenza.
Mentre mi allontano e dall'alto partono i fuochi d'artificio...

giovedì 23 luglio 2009

[...] Se mi tagli la testa cosa dirai? Me e la mia testa o me e il mio corpo.Che diritto ha la mia testa di chiamarsi me! Sono solo un inquilino di questo stabile! [..]
L'inquilino del terzo piano - Roman Polanski - 1976


Una riunione di condominio. Per me una cosa astratta. Piuttosto che andarci mi sarei tagliata un piede. Purtroppo è stata un imposizione, la presenza era fondamentale. Qui di seguito descriverò alcuni personaggi che hanno popolato questa indimenticabile serata:
L’amministratore
Il suo idolo è Aldo Biscardi e l’amministratore dal suo idolo prende tutto: movenze, enfasi nelle proposte, ma soprattutto l'italiano, che presenta gravi lacune. L’amministratore non ama fare discorsi, ma quando ci prova salta inesorabilmente tutte le parole che non gli vengono in mente in quel momento, rendendo il monologo totalmente incomprensibile. L’amministratore ha tutto sottocontrollo, fortunatamente ad ogni problema che gli viene segnalato lui si era già mosso, aveva già parlato con qualcuno che però non aveva fatto il proprio dovere mettendogli così i bastoni tra le ruote. Un lavoro difficile il suo, ma tiene banco ed è l’idolo della folla. Confermato tra gli urli e i fuochi artificiali
L’impicciona
Sa tutto di tutti. Mette becco in tutto di tutti. Ogni cosa successa in quel condominio lei l’ha vista. Ti squadra subito e (ne sono certa) a casa tiene segretamente uno schedario dettagliato di tutte le persone del condominio (anche del gatto). Spesso si fa giustizia da sola intervenendo direttamente a sedare situazioni pericolose (es. tirando le patate ai clienti della pizzeria), ma la maggior parte delle volte si limita a osservare e basta, prima o poi quello che ha visto verrà a galla e qualcuno chiederà la sua preziosa consulenza.
Il vecchio rompiscatole
Al povero vecchio rompi…… ne succedono di tutti i colori, e purtroppo sono tutte esperienze terrificanti. Ieri per esempio è salito in solaio e ha trovato la porta aperta, bada bene non socchiusa, aperta! Come se non bastasse, ogni qualvolta debba far uscire la sua potente macchina dal box, sopraggiunge uno spiacevole impedimento, solitamente causato dai motorini parcheggiati sempre male dai GIOVANI. Un capitolo a parte infatti è dedicato alla sua costante lotta contro i GIOVANI. Lui ne esce fortunatamente sempre vincitore e la moglie annuisce con fierezza pensando: "donne frenate i vostri entusiasmi, quest'uomo è mio!!"
Lo svogliato (di questa categoria io ne faccio parte)
Lo svogliato passa tutta la serata a scrutare l’orologio, soffocare sbadigli e pensare a tutto quello che avrebbe potuto fare quella sera invece di passarla lì con quei pazzi. Picchia violentemente la testa contro gli spigoli del tavolo, lotta con le zanzare, vorrebbe spaccare una fotocopiatrice, magari fracassandola in testa alla moglie del vecchio rompiscatole, solo per ammazzare la noia. Non riesce a comprendere come si possa andare avanti tre quarti d’ora a parlare delle cassette della posta. Lo svogliato non concede facilmente sorrisi, neanche alle esilaranti battute dell’amministratore.
Il riflessivo
Per la mia disperazione, il riflessivo viene chiamato in causa al punto 4) della riunione. Il terribile “varie ed eventuali”. Sarebbe l’ultimo punto, quando sembrava ormai fatta ed io già pregustavo un rientro anticipato. Il punto 4) invece occupa la maggior parte della serata perché il riflessivo viene chiamato in causa in merito alla terribile disputa CONDOMIONIO Vs PIZZERIA. Il riflessivo descrive la vicenda con dovizia di particolari. Il riflessivo infatti non tralascia nulla e con la grinta di un bradipo in letargo racconta, racconta, racconta, fino a quando il mio cervello non ce la fa più, esce dalla testa si porta via le chiavi di casa. Mi troveranno sul divano con l’amico ventilatore,a leggere. Mentre il mio corpo rimarrà lì su quella sedia eternamente e a fine riunione sarà irrimediabilmente putrefatto.
Voglio una casa senza vicini.

domenica 19 luglio 2009

[...] Se nessuno si metterà sulla mia strada,nessuno si farà male'. [...]

Un giorno di ordinaria follia ( Falling down ) - Joel Schumacher - 1993




Chi lavora a stretto contatto col “pubblico” lo sa: occorre una pazienza di ferro per avere a che fare con umanità di varia natura, ogni giorno, per più ore al giorno, conservando l’equilibrio mentale.C’è quello che esce di casa con un pensiero radicato in mente: andiamo a rompere al primo dei fessi che lavorano in un negozio. Il perché non lo sa bene nemmeno lui, ma si presenta al tuo cospetto con aria di sufficienza, ti guarda come fossi stato, non assunto regolarmente, ma acquistato (da altri, per altro, ma comunque per essere immolato al suo servizio) alla tratta degli schiavi e con fare da pezzente arricchito (perché i veri signori, diciamolo, si riconoscono dal buongiorno all’uscio) ti si pianta al fianco come una molesta spina di cactus fino a che non è sicuro di aver sottoposto la tua pazienza al massimo della sopportazione.
C’è quello che si sente dio in terra: non esiste, per questa sottospecie di essere animale, la parola “buongiorno”, che sarebbe già oltremodo rispettosa rispetto ad un colloquiale “ciao”, sconosciuto finanche quest’ultimo. No, l’umanoide in questione entra e dice direttamente “ho un problema”, oppure “risolvimi”, e a seguire l’oggetto dei suoi comandamenti.
Considerando che, ahimè, la civiltà e la buona creanza non sono doni a buon mercato, e che io, più fortunata rispetto a loro, potevo essere felice di fornirne un esempio.
La mia pazienza, un tempo misurabile su altezze notevoli, si è significativamente assottigliata, e non passa giorno senza ch’io senta l’impulso irrefrenabile di scagliarmi con tutta la cattiveria che posso (e, giuro, ne posso tanta se adeguatamente stimolata) contro il maleducato di turno che mi capiti a tiro.
Fortunatamente tra poco e’ agosto, ed il lavoro sarà terminato.Se riuscirò a non sclerare prima di allora, voglio un paio di settimane di riposo assoluto: fatte di solitudine, silenzio, e solitudine. E silenzio. E solitudine. O meglio,solo di F.


Si. Sono stressata

mercoledì 15 luglio 2009


"Vorresti dirmi, per favore, come si esce da qui?"
"Dipende più che altro da dove vuoi andare" disse il Gatto.
"Non importa molto" disse Alice.
"Allora non conta la strada che prendi" rispose il Gatto.
"...purché arrivi da qualche parte" aggiunse Alice.
"Ah, per questo stai pure tranquilla" disse il Gatto. "Basta che non ti fermi prima".



Alice Wonderland - Tim Burton




ho una collana di parole, rossa, che non ho mai mostrato a nessuno. ma che, ultimamente, mi stringe la gola e insiste per venir fuori. e più mi stritola e più mi sembra di non poterla accontentare. ma lo voglio, fortissimamente. e, prima o poi, ci riuscirò.
sono allergica ai come deve essere, tutti. ma tu dammi una matita e, a occhi chiusi, ti disegno a memoria. non importa quello che dovresti essere, né quello che potresti essere. tu dammi una matita e ti faccio come sei. con le linee della mano attorcigliate intorno al legno a ricordarmi la gravità.ho ritagliato trentotto punti interrogativi a forma di tondissimi puntini di sospensione.
il passato si allontana, il presente si fa bello e il futuro ridacchia. una verità si stabilizza, le apparenze marciscono. e in mezzo tante frasi prive di significato intrecciate a ritornello, solo per ridere. canticchiate per dare gioia. solo per sottolineare la felicità.


[ Sono tornata attraverso lo specchio. Ancora un po' di rincorsa e riparto anche qui. ]

domenica 12 luglio 2009


[...] Le cose che possiedi, finiscono col possederti o procurarti dolore. [...]

Fight Club - David Fincher - 1999



E’ pazzesco scoprire quanti sinonimi ha la parola dolore:
sofferenza, dispiacere, amarezza, angoscia, disperazione, tristezza, affanno, afflizione, accoramento, cruccio, preoccupazione, inquietudine, pena, patimento, struggimento, travaglio, tribolazione, mestizia, spina, ferito, lutto, cordoglio, oppressione, crepacuore, desolazione, patema, rodimento.

No, non è l’amore che va via.Mi sono solo fracassata un piede, alzandomi dal letto con gli occhi ancora a fessura, centrando in pieno un mobile che fino a ieri, sono sicura, non si trovava lì.
Non sono riuscita a trovare la parola esatta, quella che renda perfettamente l’idea. Ho capito, provo a cercare un sinonimo di Parolaccia.

sabato 11 luglio 2009



[...] Per favore accettate le mie dimissioni: non voglio far parte di un club che persiste a volermi accettare come membro. [...] Groucho Marx




"Sono una Dispensatrice di Sorrisi.
La Dispensatrice Di Sorrisi, dispensava sorrisi.Sorrideva per il fornaio, sorrideva per il postino, sorrideva persino per il suo datore di lavoro, la Dispensatrice di Sorrisi. E quelli, mentre lei sorrideva, sorridevano a loro volta, perché dispensava sorrisi per quelli che di sorrisi non ne avevano. Fin da piccola, la Dispensatrice di Sorrisi dispensava sorrisi, a destra, a manca, col buio di notte e col sole di giorno finché divenne famosa in tutto il pianeta globale, in America, in Australia, nei continenti con la E, come l’Europa, e in quelli con la X, sulla fiducia. Aveva cataste piene di sorrisi in soffitta, in cantina, sotto il cuscino, nelle scarpe e nei barattoli di zucchero nella dispensa, la Dispensatrice di Sorrisi, e tutti, tutti li donava i suoi sorrisi, senza emettere fattura e senza compenso.
Quando dispensò il suo centoquattordicimiliardesimo sorriso, ebbe un malore e si accasciò sfoggiando un sorriso d’ottima annata .
Nessuno sa cosa avvenne dopo quel giorno, per paura di un possibile contagio,

Questa è la triste storia della Dispensatrice di Sorrisi."

mercoledì 8 luglio 2009


[...] Spesso le cose più interessanti sono le più folli.
Per questo e' la curiosità che mi fa svegliare alla mattina. [...]
Federico Fellini.



Mi reco in libreria per motivazioni regalistiche e appena metto piede mi si propone davanti, illuminato di luce propria, grosso bello bianco “Il Libro dei Sogni” di Federico Fellini.Tutti gli altri libri scompaiono per magia. In tutta la libreria c’è solo quel libro.Quel libro che nasconde fra le sue pagine tutti i perchè tutte le cause e le radici del genio di Fellini.Prendo il coraggio a due mani, e vado dal librivendolo e con voce sognante faccio:
- Quanto costa IL LIBRO? -(senza indicarlo che tanto anche lui lo sapeva che in tutta la libreria c’era solo quel libro)
- Si sieda. E’ tranquilla? sono 300 (trecento, tre volte cento, sei volte cinquanta) euro.
Il cuore mi si spezza.
- Lo vuole vedere – mi fa il librivendolo con aria furbetta.
- No preferisco pensarlo inutile e brutto.
=======
Epilogo: …… non so quanto resisterò… fino a che ora è aperta Feltrinelli?

lunedì 6 luglio 2009



[...] Il miglior modo di perdere una cattiva abitudine, e' di sostituirla con una peggiore. [...]
Jack Nicholson


[...]
- Perche' vedo cose che non dovrei?
- Perche' e' la tua natura.
- Cosa vuoi da me?
- Voglio ciò che ogni uomo vuole: un poco di affetto! Un po’ di fiducia, diavolo porco!E mi fai offendere da solo! [...]
Le Streghe di Eastwick - George Miller - 1987


Riesco a sentire quello che gli altri non dicono e riesco a vedere quello che non è successo ancora, questo fa di me una specie di strega. Non una di quelle brutte e cattive che spaventano i bambini per carità, ma nemmeno di quelle buone che usano i loro poteri solamente per scopi umanitari. Spesso ho fatto della mia stregoneria infatti, un uso assoluatamente egoistico, e quindi non sono sicura di essere proprio io la predestinata per questo immenso dono, magari "qualcuno" nella sua infallibilità deve essersi sbagliato, ma intanto ce l'ho e me lo godo. Si, perchè essere streghe ti da una marcia in più, ti mette in contatto direttamente con l'essenza del mondo senza dover perdere tempo in meditazioni strane, training autogeni e roba varia e per me che sono pigra è veramente un bel vantaggio. Ma la cosa più bella ancora in assoluto è rendersi conto di poter viaggiare liberamente in qualsiasi direzione e a qualsiasi ora del giorno e della notte per raggiungere mondi noti e sconosciuti, universi vicini e distanti, sensazioni indescrivibili e soprattutto l'anima delle persone. Eh meno male...non sono mai stata infatti una persona presente per gli altri nè tantomeno affettuosa, lo riconosco, e quindi se non fosse così semplice per me forse non saprei nemmeno cosa vuol dire questa incredibile e talvolta improvvisa sensazione di condivisione totale con il dolore o con la gioia di qualcuno. E mentre rifletto su questo particolare aspetto della mia persona riconciliandomi totalmente con me stessa, mi gusto le note di un brano di musica che ho amato moltissimo e che mi è bastato desiderare di ascoltarlo per ritrovarmelo materializzato in cd nella mia cassetta delle lettere. Anche questo mi sembra un ottimo motivo per ringraziare di essere nata ...strega


venerdì 3 luglio 2009



[...] Non esiste problema che con un po' di buona volontà non si riesca ad ignorare.La follia e' un emozione, non un problema, ecco perche risolvo tutto con la mia follia [...]

Matinée - 1993 - Joe Dante



“Non ho mai avuto paura di abbandonarmi ad un pensiero folle, ad' una idea assurda. Chi ha detto che ragione e coscienza non possano spalancare le porte della nostra mente lasciando entrare un'aria del tutto fresca e rinnovata come quella di una leggera follia. E’ l’ingabbiamento dei nostri desideri più profondi, la circoscrizione della nostra più intima individualità. I pensieri folli esulano da ciò che dovrebbe essere e da come dovrebbe essere il mondo e percorrono strade nuove, dove ogni veduta si plasma al nostro passaggio e ci sorprende per la novità dei suoi colori e delle sue imprevedibili forme. Io non ho paura di addentrarmi in territori sconfinati senza obblighi direzionali o limiti di velocità, non ho paura se la strada ad un certo punto finisce e sono costretta ad arrampicarmi con fatica pur di scoprire cosa c'è oltre la cima di quel monte fatto di preconcetti e pregiudizi. Non mi pongo limiti se sento di voler perdonare un carnefice, non mi sento ridicola se ho voglia di parlare agli animali, non rifletto prima di esprimere un'idea anche se è forte, anche se contrasta un esercito di benpensanti che facilmente aggrediscono con superbia ed arroganza. Non avere un briciolo di follia significa viaggiare senza abbandonare mai il proprio bagaglio di abitudini, è come andare in un ristorante Thailandese e chiedere se hanno del cibo italiano, è come affermare che non ci piace una pietanza senza ancora averla assaggiata o una persona prima di averla veramente conosciuta. In questo continuo dibattito, spesso anche troppo acceso che è la vità, ho capito che tra bene e male, giusto e sbagliato, destra e sinistra, colpevole o innocente, vittima o carnefice esiste sempre un'altra possibilità che non risiede nelle risposte e nei giudizi insindacabili ma nella libertà di un pensiero diverso e quindi meravigliosamente folle.”

lunedì 29 giugno 2009

- Crocifissione vero?
- No, libertà
- Ah, ok allora vada a sinistra.
- Ma va, scherzavo... crocifissione anch’io
- Ah bene, allora a destra e segua gli altri


Brian di Nazareth - Monty Python 1979

[...]La cosa più significativa del nostro lavoro è che sia riuscito a far arrabbiare gente di tutte le religioni, proprio tutte, cattolici, ebrei, protestanti, ortodossi, buddisti. È stato magnifico. [...]




"La parola d’ordine di oggi è: “Mi scoccio”, cioè,, sono due. Sto scrivendo questo ma nemmeno ne avevo voglia…ho letto, ho accennato un mezzo sorriso, ho ipocritamente salutato qualcuno senza troppi stimoli alla socializzazione, poi ho fatto spallucce e sono andata a riempirmi lo stomaco di cioccolato. Mi scocciavo persino di lavarmi le mani. Non a caso la lettera “r” e la lettera “e” che sono le prime che ho digitato per comporre l’indirizzo del mio blog, recano ancora sulla superficie le mie impronte digitali al cioccolato che ovviamente mi scoccio di rimuovere. Il letto è sfatto, la persiana socchiusa, i panni smessi malamente poggiati sul divano, la radio è spenta e la tv è in stand by. Sembra che anche gli elettrodomestici non abbiano voglia di funzionare, e sono fortunati, perché per oggi li risparmierò, insieme ad un po’ di energia, mia, oltre che quella elettrica. In fondo questa atmosfera un po’ “sciatta” mi piace…mi intriga. Mi fa pensare ad un presagio di novità, ad un qualcosa che sta per irrompere. Magari non è così…ma intanto lascio un po’ la porta aperta, se non altro… passa un filo d’aria."


martedì 23 giugno 2009


[..] Il destino di se stessi va deciso da se stessi. L'anima ha il suo peso.
iIdemoni non fanno promesse. [...]

Il castello errante di Howl - Hayao Miyazaki - 2004

L’anima è una casa da abitare
L’ho pensata sull’acqua la mia casa, non era nave ma porto di pensieri in fieri occhi che sapevano tacere fra biblioteche di pupille, scaffali ovattati tra penombre capaci di pagine a sorpresa quaderni a rivelare piccole verità, a disilludere leggende per quella sete che non si sazia a ore - sete di pozzi assai profondi vene inesauste che zampillano sorgenti da riassorbire e mai prosciugare. L’ho pensata a picco sui fondali,su picchi di montagne sopra mulinelli di paura, che camminasse, ma sempre con un tetto che si baci con le stelle, a sciogliere i misteri della pioggia dentro vene di sensazioni.

E’ una casa d’abitare, la mia anima.

domenica 21 giugno 2009

[...] Io la domenica libera sono, e per te la campana a morto suona [...]
La ragazza con la pistola - Mario Monicelli - 1968


Ride sul muro il gatto sornione e lesto a catturare il vento.
A mali estremi... estremi rimedi. Ma non ora.

assaporo la vita in 16:9, senza rewind
.



giovedì 18 giugno 2009


Avrei voluto essere un cane.

Quel maledetto settembre mi portò via tutta l’innocenza, mi strappò ogni sogno infantile: ero finita nella trappola dell’istruzione obbligatoria.La mia genitrice mi sveglio alle 5, così presto per assicurarsi che non facessi tardi il mio primo giorno di scuola, nonostante l’appuntamento fosse fissato alle 9.Dopo quella tortura chiamata preparazione, che consiste nel superare bruscamente lo shock del risveglio con la visione di trasmissioni dai contenuti codificati come Pingu, nell’ingurgitare velocemente latte bollente e biscotti rinsecchiti, nel risciacquare rapidamente le parti del corpo che necessitano di tale trattamento e nell’indossare vestiti presi alla rinfusa dall’armadio, mi costrinse al crudo confronto con lo specchio: indossavo un grembiulino dal colore incerto, ridimensionato in lavatrice talmente tanto da impedirmi ogni movimento; vi era abbinato un fiocchetto giallo annodato intorno al collo, che mi mozzava il respiro; i capelli .. due treccine da Pippi Calzelunghe. Un cappottino che sembrava acquistato con la vendita di tutti i braccialetti regalatimi al battesimo. Uno zaino di trenta chili si contrapponeva ad un cestino della merenda di altrettanti.
Scorsi nel cortili i miei futuri compagni di classe: compresi che sarei stata una teppista
contrabbandiera di matite colorate e spacciatrice di caramelle ad alto contenuto glicolico.
Mamma m’impresse sulla guancia due labbra di rossetto inesistente, ma che sarei riuscita a cancellare solo dopo aver lungamente sfregato con la carta vetrata, opportunamente portata da casa.
Entrata in classe mi accorsi che tra tanta scelleratezza la più infame era l’istituzione: la suora, essere barbuto grosso e grasso, inveiva contro di noi agitando un bastone metallico appuntito, chiamato bonariamente bacchetta.
Finalmente quell’incubo chiamato scuola elementare cessò.Tutti noi eravamo stati fatalmente corrotti e portiamo ancora i segni evidenti di quella nefasta esperienza.
Avrei voluto essere un cane.
[stanotte e’ così ]

martedì 16 giugno 2009

[...] Ti dirò qualcosa sull'amore, Dennis: ha un appetito insaziabile, si divora tutto, famiglia, amicizia... Non hai idea di quanto sia vorace... Ma ti dirò un'altra cosa: basta nutrirlo, e può essere stupendo. E' come il contachilometri di una macchina che va indietro, invece ch avanzare... ma questo e' impossibile... [...]

Christine la macchina Infernale - John Carpenter - 1983


[...] Era nuova di zecca: aveva l'odore delle macchine nuove. Che è poi il miglior profumo del mondo, a parte quello di donna. [...]

Christine la macchina Infernale - John Carpenter - 1983

Lasciatemi sciogliere la vita fra i denti, lasciatemela sciogliere come una caramella salata ma dolce.
Sono vertigine di me stessa dono luce a richiesta.
[ogni riferimento a persone, nomi "presenti" e' puramente casuale ]



venerdì 12 giugno 2009

[...] – Credi davvero nel delitto perfetto?
– Certo, ma nei libri. Penso che saprei idearne uno meglio di chiunque altro ma dubito che riuscirei a portarlo a termine. Nei romanzi le cose vanno come l'autore vuole che vadano ma nella vita no, mai. Il mio delitto sarebbe come il mio bridge. Farei qualche stupido errore e me ne accorgerei quando mi sentissi guardato da tutti. [...]



Dial M for Murder - Alfred Hitchcock - 1954




Il delitto perfetto della mia tenera follia.
Come un nodo al filo l’intreccio della trama con l’ordito.
Sei l’alba che dischiude la sua essenza nell’aria che di musica si colma.
E un'altra volta accartoccio il giorno pensando che mi fai stare bene.

mercoledì 10 giugno 2009


[...] Il bello della "zingarata" è proprio questo: la libertà, l'estro, il desiderio. Come l'amore: nasce quando nasce e quando non c'è più è inutile insistere, non c'è più [...]


Amici miei - Mario Monicelli - 1982


[...] – Fuori non sapevo cosa fare tutto il giorno. Mi rompevo i coglioni. Sarà la vecchiaia...
– Eh, no! La vecchiaia è quando si comincia a rompere i coglioni agli altri!
– Allora levatevi da' coglioni che devo morire. [...]
Amici miei - Mario Monicelli - 1982





Le immagini sono ancora le finestre attraverso cui il mistero del mondo e della realtà entra nella nostra vita. Saremmo forse umani senza le ombre?
E d'un tratto capisco che il pensare e' per gli stupidi, mentre i "cervelluti" si affidano all'ispirazione.
Io voglio essere ispirata, sempre.

lunedì 8 giugno 2009

– Non chiamarmi stupido!– Oh, è giusto: perché chiamarti stupido sarebbe un insulto per tutti gli stupidi del mondo. Ho conosciuto delle capre più intelligenti di te. Una scarpa ha un quoziente d'intelligenza più alto, ma tu credi di essere un intellettuale... Vero, scimmione?

“Credevo che agli inglesi non piacessero le donne, a sentirli parlare”.
- Un pesce di nome Wanda - Charles Crichton -1988



Quando un sogno ti prende per mano a volte non sai, a volte non puoi, a volte non devi, a volte non vuoi.
L'importante e' sapere che esiste.
Io non sogno, ma c'e'. Pittoresco e immorale .

mercoledì 3 giugno 2009

Betany: Sai, è molto che non ripasso la fisica, ma direi che l'impatto che hai avuto con l'asfalto avrebbe dovuto liquefarti!
L'apostolo: al morte è una preoccupazione dei vvi..i morti come me si preoccupano della putrefazione..e della necrofilia
il Profeta #1:tu 6 un morto vivente!!
L'apostolo: non un morto vivente!..solo MORTO..una volta Cristo m'ha detto il segreto della resurrezione..eravamo a delle nozze a Cana..ero ubriaco l'ho scordato!
Betany: aspetta aspetta!conoscevi Cristo?
L'apostolo: conoscerlo? Quello mi deve 12$!
Betany: fammi indovinare..6 un altro angelo?
L'apostolo: un angelo..no!sono un essere umano..come te e lui..beh, proprio come lui,no!..voglio dire ero un uomo:sono morto oramai da 2000anni.tieni leggi!
Il Profeta #1: ci credo che ha visto Gesù!quello si rolla le canne!
Betany: non è una canna!..non riesco a leggere..
L'apostolo: è in aramaico!dice:RUFUS, ci vediamo fra 2 anni.Gesù...praticamente mi ha detto quando sarei crepato!

Dogma - Kevin Smith - 1999


DIALOGO TRA IVAN E ALESHA
[...] Vedi, caro, c'era un vecchio peccatore del diciottesimo secolo, il quale dichiarò che se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo, s’il n’existait pas Dieu il faudrait l'inventer. E l'uomo ha davvero inventato Dio. E ciò che è strano, ciò che dovrebbe destare stupore, non è che Dio possa esistere veramente, ma che questa idea, l'idea della necessità di Dio, abbia potuto infiltrarsi nella mente di un animale così selvaggio e cattivo come l'uomo - a tal punto è santa, commovente e saggia questa idea, a tal punto essa fa onore all'uomo. Per quanto riguarda me, ho smesso da un pezzo di pormi la domanda se è stato Dio a creare l'uomo o l'uomo a creare Dio. Ecco qual è il mio essere, Alësa, ecco la mia tesi. Ti ho parlato sinceramente.[...]Tu non volevi sapere se credo o no in Dio, volevi solo scoprire di che vive il fratello che tu ami. Eccoti servito. [...]
(Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov)

Mi giro e rigiro nel mio letto sento caldo freddo gli occhi aperti fissi lassù nel tetto
Un dizionario nuovo che non avevo ancora... ... La scheggia d'una lastra di vetro, segnalibro del mio pensiero.


venerdì 29 maggio 2009

" L'uomo del sud " - Alfred Hitchcock - 1960




" Ok Ted, presta attenzione, io farò due mucchietti qui sul bancone, un mucchietto è già tuo, e l'altro mucchietto potrebbe
diventare tuo. Devi capire che noi la scommessa la faremo in ogni caso, che tu ci stia oppure no. Vuoi che sia tu a tenere l'accetta o... una cameriera messicana, o... un barbone che prendiamo dalla strada? Potrà comprare molta zuppa con
quel mucchietto... Shh... È una corsa contro il tempo, Ecco... ora ho... ho... Ho perso il conto, quanto è quel mucchietto?
600. Ok. Ted sai quanto ci mette un americano medio a contare fino a 600? Attento può essere una fregatura. No signore.
Circa un minuto meno che contare fino a... 700. Vedi Ted, la vita è piena di un miliardo di piccole esperienze, alcune non
servono a niente, sono da dimenticare per sempre e quindi tu le dimentichi, altre esperienze invece puoi ricordarle per il
resto dei tuoi giorni... 800. Ora, dal momento che ciò che ti proponiamo è così... Inusuale... Così fuori dalla norma... Ci puoi
scommettere che quella di questa sera sarà una di quelle esperienze che restano. Allora Ted, visto che sarai costretto a
ricordartela per tutta la vita devi solo decidere quale sarà il ricordo che avrai. Dunque, vuoi ricordarti per i prossimi
quarant'anni, decennio più decennio meno, che oggi hai rifiutato mille dollari per un secondo di lavoro, oppure che oggi
hai guadagnato mille dollari per un solo secondo di lavoro? "

Four Rooms - Robert Rodriguez - 1995




Vuoto



d'aria



in



verticale

vuoto immobile.
Affioro…m’assaggio…scruto



domenica 24 maggio 2009


[...]
– Che cosa fareste se foste bloccati in un posto, i giorni fossero uguali, e per quanto vi sforziate qualunque cosa non servisse a niente?
– Ehi, sembra il ritratto della mia vita! [...]

Ricomincio da capo - Harold Ramis - 1993



[...]

- Sai che giorno è oggi?

- Che giorno è?

- Oggi è domani! Ieri è passato [...]


Ricomincio da capo - Harold Ramis - 1993



Se qualcuno me l’avesse chiesto, avrei risposto che stavo contando i passi.


Proprio così. Uno dopo l’altro. Passi di gente distratta, gente precisa, gente impaziente. Raccoglievo le orme di una signora stanca nel suo vestito di seta.Catalogavo l’andatura composta di uomini troppo seri, schiavi di un orologio e della loro ventiquattrore. Così in qualche angolo del mondo me ne stavo in silenzio ,satura d’immagini.

Scene ripetute. Giorni ripetuti all'infinito.Senza tempo, senza spazio.
Ero lì. Senza un perché fotografando i silenzi.

Se qualcuno me l’avesse chiesto, avrei risposto che stavo contando i passi.


[ ma questo era tempo fa…]